giovedì 1 dicembre 2011

UE
O si fa l'Europa o si muore
La crisi del debito sovrano, la riforma dei Trattati, le spinte nazionaliste franco-tedesche: ma per il Vecchio Continente è il momento di passare dalle parole ai fatti

Van Rompuy, lo riconoscereste per strada?
- Cambiare per non morire, e per non essere soffocata dal populismo isolazionista della destre e dall'idealismo di maniera delle sinistre europee. Per l'Unione Europea è giunto il crunch time, il momento della verità. La crisi dei debiti sovrani ha esposto tutti i difetti di un'architettura comunitaria ancora lontana dal poter dirsi conclusa. Occorrono, e alla svelta, correttivi importanti per fare funzionare quanto di buono è stato fatto dalla nascita della moneta comune e degli organismi europei.

Una delle critiche più aspre indirizzate all'Ue è quella di essere poco democratica e 'lontana dai cittadini'. In parte c'è del vero in queste affermazioni. Il processo di costituzione dell'Unione è sempre stato, anche per ammissione delle stesse istituzioni comunitarie, top-down, dall'alto verso il basso. Per questo, nel corso degli anni è stato rafforzato il ruolo del Parlamento Europeo, unico organo democraticamente eletto, e sono passati al vaglio delle popolazioni locali i trattati di riforma dell'Unione: per quanto si possa accusare il Regno Unito di isolazionismo o eurofobia, occorre rilevare che la Costituzione europea fu rigettata in un referendum da Francia e Olanda, due paesi fondatori della vecchia Cee. In questa fase, con la crisi che rischia di distruggere l'euro e di far tornare l'Europa indietro di 70 anni, non è più il tempo delle formule di compromesso o dei discorsi cerchiobottisti da piede-dentro-piede-fuori: serve stabilire una volta per tutte cosa vogliamo che sia l'Europa, o, più semplicemente, se vogliamo che sia.

Maggior coordinamento delle politiche fiscali e Bce stile-Fed oppure rompete le righe e ritorno a una unione basata soltanto sul libero scambio e sul commercio? Maggiori poteri al presidente dell'Ue e alla Commissione o riduzione dei loro ruoli a meri segretari delle potenze franco-tedesche (come sta, peraltro, avvenendo adesso?) Prevalenza del metodo comunitario o intergovernativo? Più o meno coinvolgimento dei cittadini? A tutti questi quesiti e non solo dovranno rispondere non solo i leader nazionali, che per ora stanno facendo una pessima figura, ma anche i vertici delle istituzioni comunitarie, nelle persone di Mario Draghi, Herman Van Rompuy, Jose Barroso, e Jerzy Buzek, perché stavolta è proprio il caso di dirlo: o si fa l'Europa davvero o si muore.