sabato 25 giugno 2011

TENNIS, WIMBLEDON
Roger o Rafa? O...
I primi 2 turni dei Championships hanno messo in luce i soliti noti

125 anni di Championships
- Ogni anno si sente dire che Wimbledon non è più lui: le palline rimbalzano troppo in alto e pure l'erba è troppo alta. Adesso che poi c'è il tetto sul mitico centre court, i tradizionalisti hanno nuovi motivi per gridare all'orrore. Sì, è vero: il serve-and-volley è morto un decennio fa circa ma l'ingresso dell'Umpire e dei giudici di linea sul lawn in divise verde e viola con variazioni sul tema, stanno lì a ricordarci il perché Wimbledon sarà sempre lì, più importante di tutto, anche dei suoi vincitori.

Roger Federer ha abbandonato i ricami in oro dopo aver mancato il titolo lo scorso anno e anche il cardigan bianco di qualche anno fa, per sfoderare un più sobrio gilet sbracciato su cui spiccano le sue iniziali, che sono pure il suo marchio: 'RF'. Dopo un buon Garros pare deciso a conquistare la settima corona, eguagliando così il suo predecessore Sampras. Ha superato prima il kazako Kukushkyn e poi il francese Mannarino, entrambi per 3-0, straght sets, come dicono all'All England Club. Alcuni lo danno come in grande favorito, in barba all'età e alla classifica che vede Sua Maestà sceso al numero 3 del Ranking Atp.

Il campione in carica, lo spagnolo Nadal, ha anch'egli sorvolato i primi due turni del torneo. Prima opposto al veterano americano Russell, un gentiluomo che dice 'thank you' ogni volta che il raccattapalle gli porge l'asciugamano, e poi al numero 5 Usa, Sweeting. C'erano una volta Mac, Connors e poi Sampras e Agassi. Quest'anno 'Rafa' non mostra più le spalle - i maligni dicono le ascelle - ma conferma il fastidioso vizio di aggiustarsi il retro delle mutande prima di servire: per i tradizionalisti e gli aristocratici non proprio il massimo. Gli americani, poverini, hanno perso ieri pure Roddick, già finalista 3 volte a Wimbledon, battuto da Lopez. Senza il rovescio non si vince, nemmeno in un tennis moderno basato su schemi - a volte robotici - di 'servizio e dritto'.

Fuori uno dei possibili outsiders insieme a Del Potro, Berdych (è già agli ottavi e finora ha passeggiato!) e Soderling, scampato da 2-0 sotto contro Lleyton Hewitt, vincitore nel 2002. E Djokovic? Fin qui nulla da segnalare, ha vinto con facilità disarmante due buoni allenamenti, ma gli esperti pensano che sia solo il terzo favorito, dopo Federer e Nadal. E pensare che potrebbe lasciare i prati di Church Road da numero 1 del mondo...

Tra tanti illustri campioni c'è anche spazio per l'idolo di casa, Murray, pure lui giunto agli ottavi. Ieri sera il vecchio Ljubicic gli ha dato non pochi problemi prima di essere trafitto per 3-1. E un set lo aveva lasciato pure a Daniel Gimeno-Traver, uno spagnolo non certo erbivoro e neppure troppo caliente. Ah, la pressione di dover essere il primo britannico a vincere dopo Fred Perry nel 1936!

La qualità del tennis che si sta vedendo è elevato, nonostante la scomparsa - ahinoi - del gioco di volo. Tra i tanti a mettersi in luce, il bulgaro Dimitrov, uscito al secondo turno contro un buonissimo Tsonga. Vent'anni, buon servizio, ottimo diritto, e rovescio a una mano. Nei gesti e nelle movenze ricorda nientemeno che Roger Federer. Se non rose fioriranno. D'altronde, più facile lo facciano nel verde di Wimbledon.

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