venerdì 4 maggio 2012

La destra francese alla prova del dopo-Sarkò
Ancora pochi giorni e un terremoto scuoterà i gollisti dell'UMP. Per fronteggiare il cataclisma, i big del partito stanno da tempo organizzandosi in correnti.

Sarkozy saluta tutti: sostenitori, presidenza e partito
-  Con la probabile sconfitta alle presidenziali di domenica prossima, la destra francese perderà l'Eliseo per la prima volta dagli anni '80, quando il socialista François Mitterrand vinse ben due mandati - allora di 7 anni -, alla guida delle istituzioni d'Oltralpe. I gollisti perderanno perché la rupture tanto annunciata da Nicolas Sarkozy nel 2007 non c'è stata e la Francia è piombata nella crisi economica al pari di tutta l'Europa, con debito e deficit che continuano a salire.

In realtà, l'UMP una cesura col passato l'ha creata, e ne è rimasta vittima: ha messo in soffitta i cardini del gollismo per abbracciare un progetto politico spurio, che ha visto la Francia tornare alla ribalta sul piano internazionale accanto agli Usa nella Nato, e sul piano nazionale ha cercato di dividere i francesi venendo meno all'opera di grande rassembleur del generale De Gaulle. Chiunque abbia ascoltato il dibattito televisivo lo scorso mercoledì ha visto che era Hollande e non Sarkozy che cercava di unire e di porsi come 'il Presidente di tutti'.

Raffarin: correnti no, correnti sì
L'allontanarsi dalle radici e lo spettro della disfatta hanno risvegliato i fermenti nel partito - o meglio, nella federazione di movimenti -, che fa capo al Presidente. Non si sa cosa ne sarà di lui lunedì prossimo, ma i pesi massimi del partito si stanno già muovendo. L'ex premier Raffarin ha smentito clamorosamente la sua posizione del 2004, fondando la corrente degli Humanistes pour l'UMP. Lo stesso segretario, Jean-François Copé, ha promesso di dare attuazione allo statuto del partito, invitando tutti a creare dei movimenti di appoggio ai vertici e chiedendo ai radicali di abbandonare l'ARES di Jean-Louis Borloo, per prendere casa tra gli ormai post-gollisti. Il ragionamento è molto pratico: ogni Regione della Francia è diversa e il partito necessita di radicarsi di più sul territorio.

Non tutti però ci stanno, facendo valere le tradizioni plebiscitarie della destra francese. Il Ministro del Lavoro Bertrand ha sostenuto che quando stava lui ai vertici del partito tutte le sensibilità erano rispettate, senza la creazione di sotto-movimenti, cui guarda con sospetto anche il premier Fillon, dato per molti come il front-runner della destra per le legislative di giugno. Il tutto con i nodi irrisolti del rapporto con il Front National e con il centrista Bayrou, uscito allo scoperto in favore di Hollande proprio ieri. E poi c'è lui, l'uomo del vorrei-ma-non-posso, Nicolas Sarkozy: cosa farà?

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