INTER
Pagano sempre quelli come Gasp
Quattro sconfitte e un pareggio: a Novara il capolinea del tecnico di Grugliasco.
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La presentazione di Gasp: tre mesi fa |
- Con quella divisa blu shocking di Versace e l'herpes che gli stava consumando la bocca, non si poteva fare altro che sperare, per la sua salute, che Moratti lo esonerasse e tutti la smettessero con la diatriba sulla difesa a 3, a 4, o con il 5-5-5 di linobanfiana memoria. Il breve regno di Gian Piero Gasperini sulla panchina dell'Inter è durato poco più di 3 mesi. Una reggenza in pratica, con l'ostilità aperta di tifosi e addetti ai lavori già dal giorno in cui aveva firmato il contratto in un afoso pomeriggio di giugno tra l'incredulità generale di tutti. I pregiudizi sono talmente duri a morire che alle volte hanno pure bisogno della conferma della realtà: 4 sconfitte su 5 partite sono una media al di sotto di quella salvezza.
E così, in paese calcistico (e non solo) che conosce tutte le parole tranne 'pazienza', il Gasperson ha fatto le valigie e se n'è andato, così come fanno spesso quelli che non hanno l'appoggio di nessuno, il paraculaggio dei tanto evocati 'poteri forti' e magari subiscono, per dirla con il premier, 'il complotto degli anglofoni'. Non aveva ancora fatto un allenamento il Gasp, e già i critici avevano detto che la difesa a 3 non era adatta a difensori professionisti e pluri-titolati. Lui allora, per volere avere ragione a tutti i costi gli ha dimostrato che anche con quella a 4 l'Inter faceva pena. Tiè. Uscendo dalla Pinetina per l'ultima volta con gli occhi lucidi ha detto timidamente: 'mi dispiace', con quella voce che ha fatto impazzire Fiorello ma che non deve essere proprio il massimo per chi deve sgolarsi e fare capire a Lucio che le sue discese palla al piede, sono, per così dire, inopportune.
Pagano sempre, quelli come Gasperini. i timidi, gli educati, chi difende il suo lavoro perché crede nella dedizione e nell'impegno è facile preda di chi ha stabilito - con le sue teorie lombrosiane - che l'introversione è un comportamento di devianza sociale. Dio ce ne scampi. Forse di ritorno a Grugliasco gli sarà arrivata anche la notizia che con la finanziaria del Governo dovrà pagare anche più tasse, chissà. Lui, alla fine, ha la faccia di uno di quelli che la pagherà. E al massimo chiederà tempo, ( o forse no, visto la buonascita presidenziale) e storcerà il naso come lo ha fatto quando invece che un paio di centrocampisti tosti, gli hanno preso Poli già infortunato e Alvarez sano. Ma non si metterà a picchiare i pugni sul tavolo, né alzerà la voce perché altrimenti non sarebbe Gasperini.
Perché nell'Italia declassata e ruffiana, dove i faccendieri superano per numero e peso le 'brave persone', il ruolo che era stato affibbiato al Gasp era quello di vittima sacrificale, il pesce piccolo da massacrare anzi, il polpo da spolpare, fino a quando 'Moratti non ne poteva più'. Di che cosa poi, non è dato sapere. E pensare che fino a lunedì aveva pure detto che 'il presidente lo supportava'. Con la 'u'. Proprio non aveva capito di essere un dead-man walking. Non aveva capito dov'era capitato.
Si faccia coraggio mister Gasperini. Non dovrà più indossare Versace e l'herpes gli passerà in un momento senza avere la preoccupazione di scegliere chi tra Forlàn e Zarate dovrà affiancare lo zombie Milito nel tentativo di salvare il salvabile. Con il suo esonero mister, abbiamo perso anche tutti noi, quelli che, alla fine, nel nostro piccolo, ci sentiamo più come lei che non come chi, dal primo giorno, non ha creduto nel suo lavoro.