martedì 13 settembre 2011

POLITICA UK
Tories e Ue, un (dis)amore lungo 40 anni
La crisi dell'euro agita le acque anche nel Paese della sterlina: ministri e backbenchers Tory chiedono a Cameron di rivedere il rapporto tra Londra e Bruxelles

1973: Heath firma e suona Beethoven
- Quando nel 1972 il premier Conservatore Edward Heath vinse, con l'apporto di una minoranza di MPs laburisti, il voto per l'ingresso del Regno Unito alla Camera dei Comuni, non si sarebbe certo aspettato che l'Europa diventasse un fattore decisivo nelle divisioni della politica britannica nei successivi 40 anni. Heath era un uomo imbevuto di cultura europea: festeggiò persino il felice esito della votazione suonando in privato a Downing Street l'Inno alla Gioia di Beethoven di fronte ai suoi collaboratori stupefatti. Oggi, è più facile che Beethoven venga suonato dai suoi eredi Tories in caso di fallimento dell'euro, crollo dell'Ue, e - perché no? - deportazione di tutti i commissari, Barroso in testa.

Le acque nel governo di coalizione britannico sono agitate per la richiesta a Cameron di rivedere la relazione UK-EU da parte di 80 backbenchers del partito del premier. A loro si sono accodati anche due pezzi grossi dei Tory e del governo, come il capo del Foreign Office, William Hague e il ministro del Lavoro, Iain Duncan Smith, entrambi ex leader dei Conservatori negli anni della traversata del deserto all'opposizione, complice la macchina da consensi blairiana.

settembre '88: il celebre discorso di Maggie a Bruges

Gli euroscettici affermano di 'averci visto giusto sull'euro' e fanno velatamente capire che qualsiasi richiesta a Cameron dovrà tenere conto anche della presenza dei LibDems nel governo, un partito che da sempre sostiene l'avvicinamento del Regno Unito a Bruxelles e l'allentamento della 'relazione speciale' con gli Usa.
Si rifanno alle politiche di Margaret Thatcher, il premier britannico più in odio a Bruxelles tra quelli britannici, costretta alle dimissioni nel 1990 proprio per la sua contrarietà allo Sme e ad alcuni commenti non proprio eleganti nei confronti dei colleghi tedeschi. Il loro think-tank di riferimento è il Bruges Group, il cui nome si riferisce al celebre discorso anti-federalista e anti super-stato europeo, che la Lady di Ferro pronunciò nella città belga nel settembre 1988.

Il ministro inglese per gli Affari europei, Lidington, un Tory, si è affrettato ad affermare che il Regno Unito ha più vantaggi che svantaggi nello stare nell'Unione, ma la questione, spesso sottovalutata anche dai più autorevoli commentatori internazionali, rimane. Dopo gli anni dell'europeismo moderato e depoliticizzato di Blair, l'Europa torna a essere terreno di battaglia sia all'interno del governo di coalizione, sia all'interno del partito Tory. I tempi in cui Winston Churchill parlava di Stati Uniti d'Europa o il laburista Roy Jenkins presiedeva la commissione europea, sembrano davvero sbiaditi nel tempo.

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