giovedì 17 marzo 2011

GIUSTIZIA
Una riforma politica
Difficile sostenere che il testo uscito dal Cdm sistemi i tanti problemi di una magistratura politicizzata

Parità tra accusa e difesa? Già c'è

 - E dunque la 'grande, grande, grande' riforma della Giustizia arriverà a breve in Aula. Un testo che necessiterà di due passaggi ravvicinati in entrambi i rami del Parlamento - trattasi di riforma costituzionale - e, se tutto va come sembra debba andare, sarà pure sottoposto a referendum confermativo. Questo per dire quanto sarà difficile che la riforma paventata dal centro-destra vedrà la luce. Per fortuna, verrebbe da dire.

In questi tanti anni di Seconda Repubblica, il rapporto politica-giustizia è stato la cifra con la quale si sono dovuti misurare tutti gli esecutivi, dal primo di Berlusconi all'ultimo di Prodi, per finire, in modo ancor più deflagrante con il governo in carica. E' chiaro che un rapporto così patologico non fa bene alle istituzioni, al nostro modo di porci come Paese, a entrambe le caste interessate.

Il problema secondo la coalizione di governo è presto detto: c'è un ramo della magistratura che usa il suo potere a fini politici, che fa politica ed è vicina ai partiti, specie quelli di sinistra. Difficile pensare che una riforma che crea, nei fatti, due Csm a maggioranza politica ( i laici sarebbero uno in più dei togati, grazie al vice-presidente che spetta loro ) possa essere una buona soluzione del problema. E difficile è sempre credere che abolendo l'obbligatorietà dell'azione penale e facendo sì che il Parlamento stabilisca di anno in anno i reati che la magistratura deve perseguire, possa creare dei giudici meno manovrati dalle esigenze della politica. L'intento della riforma sembra punitivo, quindi sbagliato.

In questi giorni, nel silenzio della grande stampa, un comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Nel casertano un sindaco è stato arrestato per associazione camorristica. E se questo è solo il conto presentato dal partito di maggioranza relativa, l'opposizione del Pd deve fare fronte all'arresto di un consigliere regionale. Quali reati credete che il Parlamento farebbe perseguire se dipendesse da lui? Avremmo un'esplosione di corruzione e concussione non punite. E dopo l'allarme del Procuratore Generale della Corte di Cassazione, non sembra questa la via migliore per i destini del Paese.

Certo, una branca della magistratura si è distinta per comportamenti fin troppo spettacolari o reclamizzati. Interessante sarebbe capire il rapporto tra alcuni magistrati e alcune testate, per esempio. Ma se uno che indaga su un politico viene accusato di essere 'politicizzato' allora è la fine della convivenza pacifica tra poteri dello Stato. Ma forse, la quiete l'abbiamo persa tanto tempo fa.

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