martedì 26 luglio 2011

BESPOKE
Savile Row, il mito dell'eleganza inglese
Da oltre 400 anni è l'arteria dei grandi sarti britannici: artisti che hanno vestito gli uomini più eleganti d'Inghilterra e non solo...

la creazione di un abito bespoke
- Dire che Savile Row ha vestito la storia del Regno Unito non è un’esagerazione. La grande arteria londinese, famosa per i suoi sarti e i suoi abiti made-to-measure, ha anche un amante di eccezione: Tom Ford, non uno dei tanti, perché, per usare le parole di Richard Anderson, uno della nouvelle-vague, <i nostri clienti sono unici, non esiste l’uomo qualsiasi>. E lo stilista americano, nella prefazione del volume Eleganza Inglese. I grandi sarti di Savile Row, scritto dal giornalista di moda inglese James Sherwood ed edito da Mondadori Electa, ammette la sua passione: <se non disegnassi io stesso la mia collezione-uomo, avrei sicuramente un intero guardaroba confezionato in Savile Row!>
Storia senza tempo, passioni – e stoffe! – senza confini da oltre 400 anni, cioè da quando Re Gugliemo d’Orange si fece confezionare da Ede & Ravenscroft il vestito per l’incoronazione – succede ancora oggi...  -, e che valse alla nota sartoria l’ambito royal warrant, il marchio di fornitore ufficiale della famiglia reale, sempre ben esposto in tutti gli showroom che possono vantarlo.


Ma se Savile Row è una famiglia reale <solo un po‘ meno distante, ma non completamente alla portata di tutti>, anche tra i regnanti ci sono storie meno patinate di quello che l’ufficiosità vuole fare apparire: come il Re Dandy, Giorgio IV, di cui il Times nel 1831 scrisse tristemente: <Nessuno lo rimpiangerà>. Tradizione vuole che più un Principe di Galles è ben vestito e meno è adatto al trono. Chissà se questo varrà anche per quello attuale, Carlo, ritratto nella pagine suggestive e affascinanti di questo volume, con un bespoke grigio antracite e un garofano all’occhiello, meditabondo e un po‘ corrucciato. Forse l’erede al trono pensa alla prima moglie, Lady Diana Spencer, che per annunciare al mondo che il suo era un matrimonio con un terzo incomodo – Camilla Parker Bowles -, scelse, nel 1995, gli schermi della Bbc e un blazer blu realizzato da Andrew Ramroop.

Confezionare un bel bespoke, l’abito unico su misura, non è roba per tutti e fa la differenza tra un grande sarto e uno che rischia perennemente l’umiliazione del pork, il modello malriuscito rifiutato dal cliente. Da Dege&Skinner per esempio si lavora anche per l’esercito. Il cutter deve avere un sapere enciclopedico: gli si chiede di fornire tutto e per ogni occasione: dalle spade per i cerimoniali, alle divise da guerra!
Ma ci sono stati anche tempi in cui la concorrenza della moda pop di Carnaby Street e Portobello Road ha invaso Londra con shop come Mode Male, Dandy Fashions e Lord Kitchener’s Valet. Erano gli anni Cinquanta e Savile Row si adeguò: a Tommy Nutter e al suo celebre headcutter Edward Sexton bastò un decennio per introiettare il pop e integrarlo con il bespoke. Anche grazie allo sbarco delle movie-star da quelle parti: Cary Grant, Gary Cooper, Jack Buchanan, fino ad arrivare a Tom Cruise e George Clooney e all’epoca contemporanea.

Gli anni Ottanta vedono l’assalto degli stilisti pret-à-porter al confezionato sartoriale, ma un nuovo movimento di <stilisti che sanno anche cucire>, parole di Vanity Fair, si affaccia alla fine degli anni Novanta, quelli legati all’ottimismo della blairiana Cool Britannia. Il più apprezzato è Ozwald Boateng, le cui scintillanti vetrine all’angolo con Clifford Street fanno da contraltare al lato ovest della street, dove trovano spazio le giacche con punti di imbastitura bene in evidenza e vengono ancora custoditi cartamodelli sbiaditi dal tempo. Boateng può vantarsi di avere vestito Obama, ma a Savile Row c’è chi ha vestito il Duca di Wellington, sconfiggendo Napoleone Bonaparte.




Nessun commento:

Posta un commento