giovedì 7 luglio 2011

LO SCUDETTO DEL 2006
Facchettopoli, il revisionismo all'opera
Dopo la relazione di Palazzi si scatena la disinformazione: cosa succederà il 18 luglio?

Coinvolto anche nella strage di Ustica?
- Da Moggiopoli a Facchettopoli in 5 anni di vorticoso revisionismo. L'Italia degli indignados pallonari ha già emesso una sentenza che mai verrà pronunciata: Inter come la Juve, Facchetti come Moggi, lo scudetto del 2006 deve essere revocato. Con tutto il rispetto per il procuratore della Figc, Roberto Palazzi - che ha anche il pregio di non rilasciare interviste ai giornali mostrandosi in pose ieratiche -, dire che la società nerazzurra può 'rinunciare alla prescrizione', sembra un invito nemmeno troppo serio a rinunciare alle prerogative che la legge mette a disposizione di tutti e farsi giudicare in un clima - quello mediatico attuale -, che potrebbe chiedere la ghigliottina per Moratti, accusandolo anche della tragedia di Ustica.
Non sapremo mai se l'Inter ha commesso illeciti sportivi nella stagione 2004-2005. La posizione del club di Corso Vittorio Emanuele avrebbe potuto essere archiviata, o la società prosciolta o - più facilmente - l'Inter se la sarebbe cavata come i cugini del Milan con qualche punto di penalizzazione. Sorprende, invece l'assoluta certezza, la disinformazione cercata da alcuni organi di stampa che si offendono piccati se Moratti afferma liberamente di 'non volerli leggere più'. Dio - o chi ne fa le sue veci - ci risparmi dai Santoro del calcio che si attaccano alla 'libertà di stampa' solo quando vogliono loro. La Gazzetta - il giornale in questione -, ha tutto il diritto di fare le sue scelte. Moratti anche.

Nessuno che abbia rimarcato che quella di Palazzi è la requisitoria di un pm, non la sentenza di un processo. Nessuno che abbia scritto che lo scudetto 2006 fu assegnato per volere dell'Uefa, richiedente una classifica finale per far sì che le squadre italiane potessero partecipare alle coppe. E se l'Inter fosse stata penalizzata lo scudetto sarebbe dovuto andare alla Roma o al Chievo. E non sarebbe stato di 'cartone', come vanno ripetendo i revisionisti da anni, ma ampiamente meritato. Cosa vorrà mai dire 'scudetto sul campo' se poi si scopre che un dirigente fa oltre 60 chiamate su schede svizzere non intercettabili prima di una sfida contro la rivale diretta in classifica?

La Juve non riavrà mai i suoi due titoli, proprio perché non sono 'suoi'. Si potrebbe obiettare che quel maledetto scudetto non avrebbe potuto essere nemmeno dell'Inter, ma non credo che una società blasonata come quella di Agnelli si sia ridotta a sperare che levino titoli agli altri visto che non riesce vincerne da se dall'anno della vittoria del campionato di B.

Tecnicamente il Consiglio Federale della Figc è incompetente, e se il 18 luglio vorrà forzare la legge, è molto possibile che l'Inter faccia ricorso in ogni sede, con alte possibilità di avere anche ragione. Ormai lo scudetto è diventato qualcosa di più per entrambe le società, un assegnamento al loro modo di essere più che una vittoria da esibire, celebrare, festeggiare. Quando questa vicenda sarà finita, a uscirne con le ossa rotte saranno un po' tutti. Lo chiamavano il derby d'Italia, ora è solo quello delle carte bollate.

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